La natura ambivalente del disastro industriale rappresenta un buon punto di partenza per sottoporre a vaglio critico le teorie sul cosiddetto “capitalismo dei disastri” perché riesce a infiltrarsi nelle pieghe della vita quotidiana, giorno dopo giorno, quasi impercettibilmente, ma non per questo producendo effetti 163 minori di un cataclisma improvviso, rapido e inesorabile. In questo capitolo darò conto di questa argomentazione, approfondendo quello che nella letteratura antropologica sull’industria petrolifera è stato definito il “potere demiurgico del petrolio” e per questa via scandaglierò i legami tra petrolio, capitalismo e disastro nella zona petrolchimica siracusana. L’articolo si divide in due parti. La prima segue la temporalità del petrolio, la seconda approfondisce alcuni aspetti legati alla sua materialità, in particolare la capacità del disastro di “attaccarsi” agli oggetti connotandone il valore affettivo.