In Sardegna, specie nel Sulcis-Iglesiente, la fine della vicenda estrattiva ha punteggiato il territorio di aree di primaria industrializzazione mineraria traumaticamente dismesse in cui sono in atto strategie politiche costruite sulla base di visioni, di interessi e di forme di controllo materiale degli spazi fra loro intrecciate e frizionali. In particolare il settore carbonifero ha conosciuto, nel corso del secolo scorso, notevoli investimenti pubblici tanto “produttivi”, in epoca fascista con la città di fondazione di Carbonia e la miniera di Serbariu, quanto nella fase post-dismissione, con la creazione del Centri Italiano di Cultura del Carbone e del Parco Geominerario. Nella fase attuale si sovrappongono politiche di patrimonializzazione e la dismissione dell’unico impianto estrattivo carbonifero ancora attivo in Italia a Nuraxi Figus (SU). La ricerca a partire da una pratica etnografica intensiva e dal riesame di materiali audiovisivi prodotti in precedenza studia le politiche istituzionali di dismissione, riconversione e valorizzazione/patrimonializzazione delle aree minerarie dismesse e in via di dismissione, lo stratificarsi a livello locale di discorsi e pratiche intorno alla produzione energetica e industriale “tradizionale” e i progetti di sfruttamento delle strutture minerarie in ricerche e produzioni alternative legate all’Argon e allo stoccaggio di Anidride Carbonica.