Nel primo contesto si vuole ricostruire storicamente l’immaginario nazionalista dell’Ecuador che si autorappresenta come ‘Nazione Amazzonica’. L’Ecuador è l’unico Stato fra quelli andini che si identifica nella selva (il 47 % della superfice nazionale), dando recentemente risalto alle popolazioni indigene che la abitano (primo fra tutti gli Shuar), nonostante rappresentino una netta minoranza. Tale immaginario affonda le sue radici in una conflittualità storica con il Perù che si è tradotta negli anni in un posizionamento geo-politico ‘amazzonista’ (opposto a quello ‘andinista’ del Perù), concretizzatosi nella guerra del Cenepa (1995) per l’accesso al Rio Marañon. In questo storico antagonismo, nella regione di Morona-Santiago che è la frontiera maggiormente esposta, si sta concretizzando un processo di patrimonializzazione della storia dell’Oriente amazzonico e dei suoi abitanti in nome di un malcelato multiculturalismo. Recentemente in molte cittadine dell’oriente ecuatoriano sono stati eretti numerosi monumenti “pacificatori” che celebrano da vari punti di vista la complessa storia locale e i suoi protagonisti, caratterizzata da costanti processi di colonizzazione: gli Shuar, come guerrieri un tempo fermi oppositori della colonizzazione, attualmente invece come eroi della Patria che hanno combattuto contro gli invasori peruviani; i coloni come civilizzatori e fondatori di centri urbani accolti benevolmente dagli shuar; l’economia dei coloni come domesticatrice della selva; l’insieme delle popolazioni native “esposte” come depositarie delle conoscenze della selva, ecc. Gli aspetti celebrativi stridono tuttavia con una storia di disastri ambientali e di espropri di terre native da parte di coloni, di concessioni a imprese minerarie, petrolifere e idroelettriche, statunitensi, cinesi, canadesi, ecc., frutto di politiche di tutt’altro orientamento.