Cristiano Tallè è impegnato in Messico, nella comunità indigena ikoots/huave di San Mateo del Mar (Istmo di Tehuantepec), da dove svolge attività di ricerca da circa 20 anni. Nell’ambito del PRIN Ecofrizioni dell’Antropocene le sue ricerche sono volte alla documentazione ed analisi delle modalità discorsive e degli usi della lingua nativa (ombeayiüts) relativi alla morfologia del paesaggio lagunare e agli agenti atmosferici ed acquatici che lo plasmano e lo rinnovano di continuo (venti, piogge, correnti, maree etc.). Tali usi linguistici risultano fondanti la soggettività politica degli ikoots in quanto gruppo sociale nativo, svolgendo una funzione determinante tanto nelle pratiche locali d’appropriazione dell’ambiente (la pesca da un lato e le pratiche cosmo-rituali dall’altro), quanto nell’autorappresentazione rispetto agli altri gruppi nativi della regione e alla popolazione meticcia ‘non nativa’. Particolare attenzione verrà posta sulla denominazione dei luoghi come strategia cruciale di socializzazione del territorio in una prospettiva ‘ancestrale’, da cui si evince uno specifico posizionamento nativo rispetto l’ambiente lagunare in questione. Sullo sfondo di tale documentazione del ‘discorso ambientale’ nativo, si analizzeranno i processi in atto di resistenza da un lato e di disgregazione socio-territoriale dall’altro innescati dagli interessi macro-economici legati all’inteso sfruttamento energetico ed industriale della regione (raffinazione di petrolio ed idrocarburi, produzione energia eolica, estrattivismo minerario etc.). Di tale dinamica di ‘spossessamento’ si osserveranno le conseguenze su due diversi piani: da un lato una marcata contrazione della libertà di movimento e degli areali di pesca; dall’altro, il prodursi di una serie di azioni legali che stanno ridisegnando ‘sulla carta’ i confini giuridici ed agrari. Si cercheranno inoltre di analizzare gli effetti socio-ambientali del disastroso sisma del settembre del 2017 (8° Richter) in relazione a tale processo di alienazione territoriale: sul piano morale, l’evento geologico è stato letto come una violenta reazione della terra alla crescente conflittualità dei suoi abitanti ikoots che invita ad una riconciliazione con essa e alla ricerca di una rinnovata solidarietà comunitaria; sul piano politico, la gestione dell’emergenza prima e della ricostruzione poi, sembra invece aver accelerato la disgregazione di alcune forme consuetudinarie di solidarietà politico-territoriale.