La questione dell’inceneritore di Parma ha avuto una particolare risonanza nell’opinione pubblica e nei mass media. Nel marzo 2012 Federico Pizzarotti, che proprio sulla sua chiusura aveva focalizzato la campagna elettorale, viene eletto sindaco con l’appoggio del comitato per la corretta gestione dei rifiuti. “Vince l’ambientalismo” titolano alcuni giornali. In quel momento Parma viene da una crisi economica e istituzionale senza precedenti e l’inceneritore diventa un catalizzatore del malcontento dei cittadini in un contesto non di opposizione alle istituzioni, ma di “occupabilità delle istituzioni” stesse, che tuttavia riassorbe totalmente il discorso sull’inceneritore, che oggi è molto più marginale e depoliticizzato, nel momento in cui la città si riprende ed esce dalla crisi. L’analisi di come mutano i discorsi attorno all’inceneritore di Parma può essere uno spazio previlegiato di riflessione sulla potenzialità dei temi ambientalisti nel mobilitare la popolazione soprattutto in un contesto di forte crisi economica e sociale. Il “caso Parma” viene analizzato attraverso una metodologia etnografica integrata che dia conto, a livello locale, della complessità, delle frizioni e della specificità del rapporto tra movimenti, grado di fiducia nelle istituzioni, crisi economica e percezione dei problemi nonché del rapporto tra democrazia, “scienza incerta” e “conflittuale”, “verità scientifica”, ambientalismo, conflitti sociali e politici, nuove expertise.